Le persone che ricevono un trapianto e nelle quali si sviluppano carcinomi cutanei a cellule squamose sono ad alto rischio di tumori cutanei multipli successivi.
Non è stato valutato se Sirolimus ( Rapamune ) sia utile nella prevenzione di tumori cutanei secondari.
In questo studio multicentrico, persone riceventi un trapianto in trattamento con inibitori della calcineurina e che avevano avuto almeno un carcinoma cutaneo a cellule squamose sono state assegnate a ricevere Sirolimus in sostituzione degli inibitori della calcineurina ( n=64 ) o a mantenere il trattamento iniziale ( n=56 ).
L’endpoint primario era la sopravvivenza libera da carcinoma a cellule squamose a 2 anni.
Gli endpoint secondari includevano il tempo trascorso prima dell’insorgenza di nuovi carcinomi a cellule squamose, l’insorgenza di altri tumori della pelle, la funzione dell’organo trapiantato e problemi con Sirolimus.
La sopravvivenza libera da carcinoma cutaneo a cellule squamose è risultata significativamente più lunga nel gruppo Sirolimus che in quello inibitori della calcineurina.
In generale, nuovi carcinomi a cellule squamose si sono sviluppati in 14 pazienti ( 22% ) nel gruppo Sirolimus ( 6 dopo l’interruzione di Sirolimus ) e in 22 ( 39% ) nel gruppo inibitori della calcineurina ( tempo mediano prima dell’insorgenza, 15 vs 7 mesi; P=0.02 ), con un rischio relativo nel gruppo Sirolimus di 0.56.
Sono stati osservati 60 eventi avversi gravi nel gruppo Sirolimus, rispetto a 14 nel gruppo inibitori della calcineurina ( media, 0.938 vs 0.250 ).
Gli eventi avversi gravi sono risultati il doppio nei pazienti che erano passati a Sirolimus con protocolli rapidi rispetto a quelli che avevano utilizzato protocolli progressivi.
Nel gruppo Sirolimus, il 23% dei pazienti ha interrotto l’uso del farmaco a causa degli eventi avversi.
La funzionalità del trapianto è rimasta stabile nei due gruppi di studio.
In conclusione, il passaggio da inibitori della calcineurina a Sirolimus ha avuto un effetto antitumorale in persone sottoposte a trapianto di rene con precedente carcinoma a cellule squamose.
Queste osservazioni potrebbero avere implicazioni relative al trattamento immunosoppressivo dei pazienti con carcinomi cutanei a cellule squamose.
Euvrard S et al, N Engl J Med 2012; 367: 329-39
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