La nefropatia diabetica è la principale causa della malattia renale a stadio terminale (end-stage renal disease, ESRD ).
E’ già stato dimostrato che l’antagonismo del sistema renina-angiotensina rallenta la progressione della malattia renale nei pazienti con diabete di tipo 1.
Lo studio RENAAL ( Reduction of Endpoints in Non-isulin dependent diabetes mellitus with the Angiotensin II Antagonist Losartan ) ha valutato il ruolo del Losartan, un antagonista del recettore dell’angiotensina II, nei pazienti con diabete di tipo 2 e nefropatia. Sono stati arruolati 1513 pazienti, randomizzati a ricevere Losartan ( da 50 a 100 mg/die ) o placebo, oltre ad un trattamento antipertensivo convenzionale ( calcioantagonisti, diuretici, alfa-bloccanti , beta-bloccanti e farmaci ad azione centrale ) per un periodo medio di 3,4 anni.
Un totale di 317 pazienti nel gruppo Losartan ha raggiunto l’endpoint primario ( raddoppio delle concentrazioni sieriche di creatinina , malattia renale a stadio terminale , morte ) rispetto ai 359 pazienti nel gruppo placebo ( riduzione del rischio: 16% ; p = 0.02 ).
Il Losartan ha ridotto l’incidenza dell’aumento di due volte della concentrazione sierica di creatinina ( riduzione del rischio: 25% ; p = 0.006) e della malattia renale a stadio terminale ( riduzione del rischio : 28%; p = 0.002 ), ma non ha avuto alcun effetto sull’incidenza di mortalità. Il beneficio prodotto dal Losartan è risultato superiore a quello atteso dalla riduzione della pressione arteriosa.
L’endpoint composito di morbidità e mortalità da cause cardiovascolari è risultato simile in entrambi i gruppi, sebbene l’incidenza di prima ospedalizzazione per insufficienza cardiaca è risultata significativamente più bassa con il Losartan ( riduzione del rischio: 32% ; p=0.005). Il livello di proteinuria si è ridotto del 35% con il Losartan ( p < 0.001 nei confronti del placebo).
Questo studio ha dimostrato che il Losartan produce significativi benefici a livello renale nei pazienti con diabete di tipo 2 e nefropatia.
Brenner BM et al, N Engl J Med 2001; 345: 861-869
Xagena2001